SCARABOCCHI E LAMPIONI
Come fosse l’ebbro respiro d’ogni
pagina rossa, l’aria inonda -ovunque i cancelli
spogliano le vene del loro silenzio.
Mutando negli occhi di delicate gesta,
pagina rossa, l’aria inonda -ovunque i cancelli
spogliano le vene del loro silenzio.
Mutando negli occhi di delicate gesta,
preziose quanto la voce incastrata
tra i
fianchi della più timorosa strada.
Resa i polsi d’un fuoco che spezzando
Resa i polsi d’un fuoco che spezzando
l’intestino d’ogni nera
superficie, scrive
lo sguardo del sorriso, quasi
fosse della
luce quell’autostrada che porta
fiori
all’umido greto delle parole.
Quel Naviglio che di notte
dischiude
il petto dei bianchi chiavistelli,
tornando
ad essere la Poesia sulla
coraggiosa bocca
di domani. Milano di notte, senza giorni
e senza pioggia
Piuttosto -scarabocchi estivi-
a colorare
le nudità di semafori già spenti, e
quel
ciglio di luna che sembra un passo
incerto,
tra sentieri d’asfalto e un cantico
ubriaco
di cicale
quelle che fanno d’ogni gorgoglio
la voce suadente delle fontane. Incessante
e in cerca di spazio, sotto i bastioni
di questa città
che m’abbaglia e mi innamora, con la
sua dolcesfrontatezza e il suo rosso, quasi secco pallore.
E una scorza d’arancia, tra un Martini
e una Poesia.
« Milano di notte: impressioni
di viaggio ... mentre i semafori si tingono d'arancio e dello stesso colore
-profumano i marciapiedi- »
Nessun commento:
Posta un commento