Risacca d’Inverno
Il fiato è stanco di
abitarmi dentro.
In queste stanze d’aria insonne, dove
sento abbaiare gli occhi di quel giovane
desiderio, quello stesso che lasciai maturare
nel sangue dei tuoi fogli.
In queste stanze d’aria insonne, dove
sento abbaiare gli occhi di quel giovane
desiderio, quello stesso che lasciai maturare
nel sangue dei tuoi fogli.
Rompendo il silenzio di
quell’azzurro giaciglio,
dove tutt’ora le mie parole inciampano
diventando la voce del tuo sorriso
sulle madide -e ancora bianche sottane del tempo.
Quei fogli tersi quanto il nascere spontaneo
del glicine sui passi del nostro primo bacio.
Mai pensato, mai vissuto. Ma tutt’oggi
raccontato, nella tenerezza invisibile
dove tutt’ora le mie parole inciampano
diventando la voce del tuo sorriso
sulle madide -e ancora bianche sottane del tempo.
Quei fogli tersi quanto il nascere spontaneo
del glicine sui passi del nostro primo bacio.
Mai pensato, mai vissuto. Ma tutt’oggi
raccontato, nella tenerezza invisibile
dell’inchiostro.
Indelebile.
Dove torni a gonfiare i
sogni e a pettinarmi
l’aria. Spaccando un
due quell’alveare che
m’ingozza più del vento.
Più del miele, che
tramuta in verbo l’aria secca del tuoi morsi.
Respirandoti a ritroso,
tra le dita vergognose
di un taciuto
desiderio.
20luglioduemila13
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