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martedì 30 luglio 2013

IRRAGGIUNGIBILE

 
IRRAGGIUNGIBILE
 
poesia di Maria Grazia Vai
tratta dall’Antologia
POESIA SOTTO LE STELLE
voce narrante Franco Picchini
sulle note di “ Solitude “ solo piano
 
 
 
Masticherei carovane di ferite
sui marciapiedi
abusati delle ore malate.
 
E rimanendo la preda delle pareti, della
loro nudità esposta, pur di trattenerti
- l’inchiostro puro nella bocca della vita,
e dei miei sogni la dolce apocalisse -
renderei orfano il tempo del mio sorriso.

Perché la tua mano è la sola capace di riscrivermi
nascita nelle ossa più giovani del vento.
Perché - la verità d’ogni mio silenzio
è il terrore di non baciarti il fiato -
 
Ecco per quale ragione tutte le notti torni
ad essere fermento sulle labbra delle mie preghiere.
E con un fiato di colpa - tossire nell’angolo
acuto di un bacio.
 
Nel magma iridiscente che affossa le parole delle
mani, in questo luccichio di pelle, dove Tu
sei - i seni di Gerusalemme, dove il mio amore
ha sempre voluto abitare -
 
Oltre ogni strato di epidermide e Luce. Fin dentro
l’irraggiungibile.
 


 
Maria Grazia Vai


martedì 23 luglio 2013

Più di te

 
PIU’ DI TE
 
 

 
Se mai ti esistessi, sarà nell’ombra
lunga di una rosa. O tra la polvere
arrossata dietro i letti degli amanti
Sarò l’inchiostro disciolto sull’asfalto
per annaffiare di viola i tuoi cancelli
 
Sarò di più che un fiato sconosciuto
tra le tue rotte segrete e quelle mie,
di pan di zucchero. Sarò nell’arenaria.
 
Tra le grondaie dell’estate, solo per
raccoglierti -ad uno ad uno, tutti i
pensieri. Disperdendomi, fino a
ramificare. Come fossi un seme
d’osso tra le vene odorose dei tuoi
legni. Mi senti? sono quella che non
sai, che nel pensarti al mio centro,
sanguina già. Più forte -di un ladro
d’amore che scappa.-



 
Maria Grazia Vai

lunedì 22 luglio 2013

Vivida

 
 
Vivida
 
 

Essere l’etere erbaceo tra le gonfie
parabole della strada. Dove resta
alacre il tentativo di rinascere nettare
ai bordi incontaminati degli apici spogli,
 
quelli dalle lunghe criniere d’argento
dove piovendo il respiro delle ore
indosso l’abito della madre, quella che
asciuga il primo dolore delle camole fattesi
mature, e poi tornando ad essere larva,
in preghiera le osserva.
 
Perché anche le anziane farfalle tornano
ad essere del cielo -il monile che suda
e ricompare vergine. Anche quando le
scarpe diventano carta.
 
Come crisalidi sul prato, ondeggiando
-senz’agonia di vento.
  
 
Maria Grazia Vai
sulle note di Richard Hawley “ The Ocean”

domenica 21 luglio 2013

Come adesso



Come adesso
 
 
 
 
T'avrei tossito anche al buio
 
L’avrei saputo dire
tra gli spifferi d’agosto
e le coperte pesanti
della bocca.
 
L’estate sarebbe piovuta
come un gioco di specchi
tra i polsi arrossati del tiglio
 
Li avrei sciolti di notte
leccandoti le cuciture attorno agli occhi
Quel tacere violento delle mani
che mi strappano, così come un mantello
-ricopre il nervo asciutto
dei miei giovani sogni di latte
 
Come adesso, come a restarti fuori
mentre tutto di me
dai cespugli della tua voce,
-trapela.

 
 
maria grazia vai
ventunoluglioduermila13

sabato 20 luglio 2013

Risacca d’Inverno

 

Risacca d’Inverno


Il fiato è stanco di abitarmi dentro.
In queste stanze d’aria insonne, dove
sento abbaiare gli occhi di quel giovane
desiderio, quello stesso che lasciai maturare
nel sangue dei tuoi fogli.
 
Rompendo il silenzio di quell’azzurro giaciglio,
dove tutt’ora le mie parole inciampano
diventando la voce del tuo sorriso
sulle madide -e ancora bianche sottane del tempo.


Quei fogli tersi quanto il nascere spontaneo
del glicine sui passi del nostro primo bacio.
Mai pensato, mai vissuto. Ma tutt’oggi
raccontato, nella tenerezza invisibile
dell’inchiostro. Indelebile.

Dove torni a gonfiare i sogni e a pettinarmi
l’aria. Spaccando un due quell’alveare che
m’ingozza più del vento. Più del miele, che
tramuta in verbo l’aria secca del tuoi morsi.

Respirandoti a ritroso, tra le dita vergognose
di un taciuto desiderio.

 
 
 Maria Grazia Vai & Paolo Amoruso
20luglioduemila13

giovedì 18 luglio 2013

DOVE ANCORA IL CIELO



 
 
DOVE ANCORA IL CIELO

Sò, nella stessa misura dell’incertezza.

Con la stessa durezza che scrive la vita
sui palmi della disperazione. E’ così
che io canto e rinnego la luce, rendendo
alla voce -sul nascere- quel flebile pianto
stonato dei miei ruvidi e arditi sorrisi.

E con la stessa canzone, sciolgo le
nebbie di questo assurdo volerti, nelle
ruggini oblique del tuo mancare.

E sbiadendo -fluisco tra la pelle dell’ultimo
strato di vento. Sbiadisco, fin oltre la gola
di un sogno sdentato, che ti serra -ancor
prima di berti- dentro l’alba salina di un
fiume di lana. Scivolando. Impervia,

come piccola stella marina nel cielo,
cui non manca il coraggio nè la paura
di morire -Volando, oltre un ripetersi
d’aria e il mancato -tuo respiro.



MARIA GRAZIA VAI
18luglioduemila13


[ A mio padre e a mia madre. L’uno dell’altra -l’estate e l’inverno del mio respiro ]
 

mercoledì 17 luglio 2013

Nell'attesa diurna

 
NELL’ATTESA DIURNA
 
 
 
Conservami il respiro clandestino di
quei baci supplicati sulle guance innevate
dell’attesa.
 
Quel sudare muto di cespugli e mani
tra le genziane senza volto di quegli
indumenti sfilacciati -come aria sterile-
dalla prepotenza nuda delle tue bianche
fontane di cotone.
 
Quel rosso e chiaro mormorio di forme
e intonaco, inciso nella stanza più sottile
di questo giorno ubriaco, ossessionato
dalla lingua frettolosa di tutte le parole
scritte sulla nuca della tua confusa
assenza.
 
Assecondando - d’ora in poi - il ritorno
puntuale dei miei più adulti verbi, nel
solco di notturni e silenziosi boschi
 
Vociferandomi col gusto spinato, e
senza buccia -tuo di donna.
 
 
 
 
Maria Grazia Vai  &  Paolo Amoruso
 sulle note di “ Parov Stelar - Song For The Crickets “
 
 
 
 

martedì 16 luglio 2013

Aldebaran, la silloge

ALDEBARAN
الدبران
 
 
un libro di
MARIA GRAZIA VAI & PAOLO AMORUSO
 
"ALDEBARAN" è una raccolta corale di poesie, circa un centinaio che, come dice il poeta Gianluca Regondi, curatore della prefazione "...è la cronaca di un incontro, è la meraviglia di un incontro con la scrittura fluida tra due anime che hanno incontrato la poesia..."
"Aldebaran" è proprio questo un inno all'importanza della Poesia, quella vera, che scandaglia le ossa pesanti del silenzio, e permette all'individuo che l'accoglie di spogliarsi al mondo che cammina, e al mondo, oltre il mondo "darsi".
"Aldebaran" è un libro forte. Le pagine che lo compongono ci descrivono un "vivere la parola" a 360°. Ed è raro incontrare autori come Paolo Amoruso e Maria Grazia Vai, che non solo vivono la Poesia, ma sanno raccontarla, straordinariamente.
 
Inoltre, questa preziosa raccolta di poesie sembra abbracciare l'eco profondo della notte. Quasi la maggior parte delle poesie vogliano trattenere il sorriso di un momento, senza che questo si disperda nel nuovo giorno. O molto probabilmente, trattenendo la meraviglia di un momento, scrivere ogni nuovo giorno.
 In quarta di copertina, alcuni versi si presentano come la traduzione dell'intero libro:
 
"Come non fossi mai stato individuo
ma, l'anima adulta delle tue labbra
libere. E tu l'unica corda di violino
a struggermi le ali. -E le maree tutte-"
 
L'opera, di grande spessore letterario ha riscosso fin da subito un grande interesse, ricevendo una serie di importanti recensioni, da parte di blogger sparsi in rete, e da giornalisti.
 
Nelle successive stagioni il tour di presentazioni, reading, e incontri con gli autori continuerà. La première si è svolta a Milano il 5 luglio presso l'HENRY'S CAFE' e
in autunno si sposterà nella città di Bari.
 
 
ALDEBARAN
 
Immagine di copertina: "INNO ALL'AMORE"
olio su tela, cm. 70 x 70, 2012 © Lorenzo Maria Bottari
 
RUPE MUTEVOLE Edizioni
Collana POESIA
ISBN 978 88 6591 286 7
Euro 10,00
 
 
 
 
 
 

lunedì 15 luglio 2013

Tra la cornice e la tua bocca di Maria Grazia Vai (Amore)

 
TRA LA CORNICE E LA TUA BOCCA
 
 
Di tutto il cuore che vestiva le pareti
abuliche della mia gola resta un rumore
fioco di lancette sconosciute. Lo stesso
che mi narra la meccanica del tuo silenzio
-mentre ti penso accovacciato all’angolo
tagliente di un respiro-.
 
Di quella voce avevi masticato la dolcezza
come un sasso incide il morbido quadrante
di un sorriso, sfumando in verticale dentro
i neri bendaggi delle ciglia. Simulando la
dolcezza della neve che si scioglie sulla bocca
di un pensiero. Prima ancora di addentare il
primo fiato della sera.
Fin oltre il palpito salino di un profumo,
spingendo l’aria sopra un quadro senza
tela. Lì, dove sei -drappo di luna senza volto
e solo vento. Qui dove emergo -porosa
dal precipizio delle tue parole mancate.
Di sola pietra e argento. A labbra disegnate.
 
 
  
Maria Grazia Vai
…sulle note di “Clubroot - Physicality “

domenica 14 luglio 2013

SCARABOCCHI E LAMPIONI

SCARABOCCHI  E LAMPIONI

poesia di Maria Grazia Vai & Paolo Amoruso
voce narrante Attilio D'Andrea
sulle note di " Leaving The Past "
regia e montaggio video Maria Grazia Vai

sabato 13 luglio 2013

SCARABOCCHI E LAMPIONI





Un omaggio a Milano, la città che ha ospitato la première di Aldebaran

« 5 luglio 2013 Milano di notte: impressioni di viaggio ... mentre i semafori si tingono d'arancio e dello stesso colore -profumano i marciapiedi- »

SCARABOCCHI  E LAMPIONI

poesia di Maria Grazia Vai & Paolo Amoruso
voce narrante Attilio D’Andrea
sulle note di " Leaving The Past "
regia e montaggio video Maria Grazia Vai


Come fosse l’ebbro respiro d’ogni
pagina rossa, l’aria inonda -ovunque
i cancelli spogliano le vene del loro silenzio.
Mutando negli occhi di delicate gesta,
preziose quanto la voce incastrata tra i
fianchi della più timorosa strada.

Resa i polsi d’un fuoco che spezzando
l’intestino d’ogni nera superficie, scrive
lo sguardo del sorriso, quasi fosse della
luce quell’autostrada che porta fiori
all’umido greto delle parole.

Quel Naviglio che di notte dischiude
il petto dei bianchi chiavistelli, tornando
ad essere la Poesia sulla coraggiosa bocca
di domani. Milano di notte, senza giorni
e senza pioggia

Piuttosto -scarabocchi estivi- a colorare
le nudità di semafori già spenti, e quel
ciglio di luna che sembra un passo incerto,
tra sentieri d’asfalto e un cantico ubriaco
di cicale

quelle che fanno d’ogni gorgoglio
la voce suadente delle fontane. Incessante
e in cerca di spazio, sotto i bastioni di questa città
che m’abbaglia e mi innamora, con la sua dolce
sfrontatezza e il suo rosso, quasi secco pallore.

E una scorza d’arancia, tra un Martini
e una Poesia.



Maria Grazia Vai & Paolo Amoruso
5 luglio 2013

giovedì 11 luglio 2013

Scarabocchi e Lampioni


SCARABOCCHI  E LAMPIONI

 



Come fosse l’ebbro respiro d’ogni
pagina rossa, l’aria inonda -ovunque i cancelli 
spogliano le vene del loro silenzio.
Mutando negli occhi di delicate gesta,

preziose quanto la voce incastrata tra i
fianchi della più timorosa strada.

Resa i polsi d’un fuoco che spezzando
l’intestino d’ogni nera superficie, scrive
lo sguardo del sorriso, quasi fosse della
luce quell’autostrada che porta fiori
all’umido greto delle parole.


Quel Naviglio che di notte dischiude
il petto dei bianchi chiavistelli, tornando
ad essere la Poesia sulla coraggiosa bocca
di domani. Milano di notte, senza giorni
e senza pioggia
Piuttosto -scarabocchi estivi- a colorare
le nudità di semafori già spenti, e quel
ciglio di luna che sembra un passo incerto,
tra sentieri d’asfalto e un cantico ubriaco
di cicale

quelle che fanno d’ogni gorgoglio
la voce suadente delle fontane. Incessante
e in cerca di spazio, sotto i bastioni di questa città
che m’abbaglia e mi innamora, con la sua dolce
sfrontatezza e il suo rosso, quasi secco pallore.

 E una scorza d’arancia, tra un Martini
e una Poesia.


Maria Grazia Vai & Paolo Amoruso  
 


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