SULLA CASA DEL VENTO
Furono persiane sudate -e asfalti
gravidi d’accettazione a incidermi accesa parola, ovunque i vetri della
tua nuda attesa, indossando il sangue
d’un bacio sognato, disegnavano timide
esplosioni d’avorio nell’incavo più alto
del ristoro.
Facendo apparire della mia paura
la maniglia più unta nei cassetti d’argento
del più libero desiderio. Lì, dove adesso
recito fiaccole colorate dall’ingenua curiosità
della lontananza.
Quegli stessi grembi di vento, venuti dai tuoi occhi
al cielo delle mie strofe senza mani.
Per regalarmi un sorriso, intingendosi del mio
recondito pensare, dal sapore mite di matura
sambuca.
Sbiancando tra le costole asimmetriche del giorno
quasi fossero -di un abito elegante, gl’incompiuti
ricami. Come sotto ai drappeggi dell’epidermide,
stretti al collo di frasi lasciate
immature
Quelle stanze ancora verdi, assediate dalla fame
E dal vento.
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