MAGNIFICENZA
Certi
giorni si infilano - di coltre in
coltre
- in orge di dolore, dentro l’utero
di
un sogno a dispetto di qualcosa
che
è troppo breve per esserti viaggio
o
memoria. E la mia gola ne è un
desiderio
astratto, un ritratto che siede ancora
le
barbarie dell’innamoramento.
Quel
prato di voraci amplessi,
che
d’ogni lettera strozzava il gelo
agli
sguardi insapori. Riscrivendomi
-ventre
per i tuoi lamenti senza casa.
Perché
sono i tuoi frutti maturi,
quelli
che strappando le radici
ai
baci respirati oltre il cancello
trattengo
ancora fra le scritte dei
miei
sogni immobili
E
se quest’aria violentata
un
giorno spegnerà le sue candele
avrò
ancora due braccia salate da sfamare;
L’ombra
dei tuoi orfani vocaboli,
gli
stessi occhi che m’hanno salvato il
sorriso
dal flagello d’un giardino mai
calpestato.
quasi
fossero le labbra fuori
posto di falene e
poi
gazzelle. Smarrite fra gli inguini feriti della
donna
che mi stava accanto e intorno. Quella
stessa
che ancora mi reclama tra le pagine
ignoranti
di un vangelo d’apatia
[d’ogni suo -se
pur lontano, feroce risveglio]
agosto 2013
sulle note di “
Time For Use “ di Andre Rieu
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