GL’INGUINI DEI FIORI
Di queste mani anoressiche
sei l’urlo accecante dietro i
teli consumati della bocca
Quel Silenzio che mi spaventa
ma ancora mi accompagna fino
ai bordi sconfinati delle tue carezze,
bruciando dove il giorno ha già deposto
le sue impronte. Dove piove il mio
tempo e tu sei l’acqua che mi raccoglie
dentro i fogli di un bacio strappato,
sopravvissuto all’età degl’inverni
E lì, t’incide. Ogni sera -come fossi
un gessetto rosso tra i diamanti,
solo per farne la più scarlatta delle bugie
Quando tutto, fuori -sembra negarti
ma qualcosa -già ti sta pensando.
Guardandoti cadere, come di antiche
nenie, dalle foglie del mio albero dei desideri
[nell’impossibilità -di esisterti le labbra]
sulle note di “ Milk - Sea Oleena “
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