Di te, scrivono i colori
Trovasti la mia solitudine
mentre cercavi stelle marine
in un letto di parole
Ed eri così affamato di silenzio
che scrivesti di me
sopra un muro più grande di noi
senza fermarti a misurare
la lunghezza tra uno sbadiglio e la necessità
di sognare
Nascevo dai tuoi occhi
ed ero ogni volta
la leggerezza del pianto che si confonde
con la profondità del vento
Di quell’estate che ci precede a sera
sono rimaste le foglie del gelsomino
ad ingiallire
tra le pagliuzze di un nido
E l’airone
che incide la sua corsa
dove l’albero fermò la tua malinconia
E tu qui a cercarmi.
Come un’aquila assetata d’amore
hai sondato le giovani porte
del cuore
in cerca di quella vela
che miope, non ha più vento
e muore ogni volta
per rinascere -tra le alghe del tuo canneto-
vascello.
Ed eri così affamato di silenzio
che della pioggia
rimase solo l’odore dell’erba selvatica
da cui germoglia ogni sera
quella preghiera che addormenta le onde
mentre l’altra metà del fiume
divorandoci, attraversa
da radice a radice - ogni foglia.
Rimasero i miei colori
a scrivere senza volerlo
d’ogni silenzio la tua voce.
Maria Grazia Vai
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