DI GLICINE E LUNA
Ci ritrovammo sulla soglia del risveglio
sussulto di un giorno
addormentato
sul letto degli aironi
Le sue ali muovevano le stanze
e le mie nasse di poesia
col pudore di un silenzio
che placava la tenerezza dei pesci
quasi fossero del vento
l’ora tarda di un sorriso tra i capelli e le carezze
di un ricordo
Lo stesso che odorava di sale e miele
e si lasciava imbrigliare
dove ogni conchiglia divenne spazio e sentiero.
Quasi fosse la corda
che il vento sospinge dal cuore al cielo
e dal cielo, al guscio dell’anima
per dare voce ad un respiro
che divenne luogo e nodo
di un riflesso
tra le mie stanze
sporche di sabbia e colori
Sogni ed eco di un domani
che innamorandoci, si finse l’ultimo
Per poi farsi catturare
dall’abbraccio del tuo sguardo
di glicine E luna.
Maria Grazia Vai
(dedica)