SILENZI ESTROVERSI
Raccontami
della notte, ciò che resta
intatto
-e che non ha mai parlato dentro
le
anfore del mio corpo straniero.
Di
quei volti coltivati per errore sotto i
veli
strappati delle gradinate, dove fui lavato
come
fossi la debolezza di un utero senza voce,
destinato
a contare i passi di una bocca che non
arriverà
mai a salvarmi.
Raccontamelo
adesso, mentre ogni direzione
è
un figlio che si perde fra le mani -insoddisfatte
degli
affetti che non sento. E l’apatia ormai, un
segreto
da riempire. Prima che torni un angelo a
chiederti
di strappare le foglie nere dal parco dei
rifugi
esenti. E tu credendogli veda il mio nome
rubare
l’amore.
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