Nasco dove la tua voce impara ad essere
la mano di fuoco che scrivendo
annaspa alla foce d’ogni tormento.
Mormorio di parole che sboccia fin dentro
la gola degli occhi, prima che torni ad abbaiare
sulla ruga più intima della notte.
Quel fiorire improvviso tra lo stridere acerbo
delle rondini, quelle stesse che passando
fanno l’amore con i giocattoli dei nostri baci assenti
Là dove ti vivo -accovacciato all’anima-
l’esaltazione preziosa dell’Amore, sanguinandoti
il silenzio con cui pronunciarti l’alba e il suo sgomento.
Lì, t’avrei saputo incidere nella mia stessa
voce. E morire di te, di quell’idioma che mi traduce
e sazia il cuore, e fa del mio silenzio la danza acuminata
dei tuoi passi frementi
Dove il ghiaccio sorvola i miei roventi inverni
e tu sei lastra di vento sulle mie bianche labbra -rosse.
Maria Grazia Vai & Paolo Amoruso
18giugnoduemila13
sulle note di “ Daughter – Run “
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