“ INNO ALL’AMORE ”
Lorenzo Maria Bottari, 2012
olio su tela, cm. 70 x 70
olio su tela, cm. 70 x 70
copertina della silloge inedita
ALDEBARAN
الدبران
ALDEBARAN
الدبران
(RUPE MUTEVOLE Editore, Maggio 2013)
di Maria Grazia Vai e Paolo Amoruso
prefazione a cura del poeta
Gianluca Regondi
Questa silloge è la
cronaca di un’ incontro, è la meraviglia di un’ incontro con la scrittura
fluida tra due anime che hanno incontrato la poesia ….
E se è poesia ciò che
sentiamo non siamo i soli e soprattutto non siamo soli, la poesia può essere
una madre, o una stella … la più grande … la più luminosa.
prefazione a cura del poeta
Gianluca Regondi
Aldebaran è una stella appartenente
alla costellazione del Toro, è la stella più luminosa della costellazione,
nonché la quattordicesima stella più luminosa del cielo notturno. Distante
circa 65 anni luce dalla Terra è una gigante arancione di classe spettrale,
circa 500 volte più luminosa del Sole e una quarantina di volte più grande. Si
tratta in realtà di una stella doppia in quanto la principale possiede una
piccola compagna…Il suo nome deriva dalla
parola araba الدبران al-Dabarān, "l'inseguitore", in riferimento al modo in cui la
stella sembra seguire l'ammasso delle Pleiadi nel loro moto notturno.
Astrologicamente, Aldebaran era una stella fortunata, che portava ricchezze e
onori. Era, insieme ad Antares, Regolo e Fomalhaut, una delle quattro
"stelle regali" dei Persiani.
Aldebaran, la nostra chiave di violino in sol di poesia, e d'intarsi -e
antico, ricamata. Due occhi che viaggiano senza il peso delle valigie, e al
posto delle stesse l'inchiostro del cielo che ci ha trovato e unito con le
parole, le nostre mani.
Paolo Amoruso Maria
Grazia Vai
A PROPOSITO DI PAOLO E MARÍE
La poesia è un sedimento
millenario. Viene trasportato da una corrente inaccessibile, corre, ruzzola come una trottola da un’ anima
all’altra, senza nessuna possibilità che questa si disperda in gorghi
infernali, o peggio ancora, che venga tacitata da un tempo più forte di tutto. La
poesia, la forza della poesia, sta proprio qui, nel suo accadere inconscio e
non cercato. Quando si accende, splende nella volta celeste, come una stella, e
in ricordo di questo suo splendore inizia un dialogo, un susseguirsi nella
meraviglia d’aver scalfito un muro, un silenzio, un’apatia che paralizza,
banalizza ogni istante dell’esistenza che sembra fuggire via; e in tutto questo
strano accadere, non si è più soli, perché nel frattempo senti altre voci,
incontri altre persone con un loro percorso, con un loro sedimento di parole
che è il loro vissuto, testimoniando l’esistenza di questo sedimento (e più in
generale l’arte) che arricchisce e fortifica.
Sembra quasi che vi sia
una specie di entità che si diverta, che giochi con le parole per poi
trasformarla in ciò che noi umani l’abbiamo definita poesia, è una convulsa
riscoperta della purezza, della speranza di poter incontrare qualcosa che non
sia una vita fatta “dell’odore triste dei lampioni spenti” …. “in questo colare di stanze
ferite, a picco sul mare”.
Marie e Paolo, appunto,
affrontano tutto questo, con il cipiglio di un bimbo che vuole ri-scoprire la
purezza che li ha generati, la meraviglia che provano nel aver trovato una
specie di “linguaggio segreto delle stelle”, perché sanno del “sudore
delle comete”.
Gianluca Regondi
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