dove piega l’ombra il cipresso
La pioggia di fine inverno,
quella bocca urlatrice di sogni,
che trema e sanguina, come impazzita,
fin dentro i palmi di un respiro,
nel fondo senza nome d’un veliero
che esplode come un cantico,
tra i solchi impolverati dei mattoni
e il greto a vista -seppur nascosto,
del silenzio-
cercandoti corolla tra i petali
del salice, fin dove arriva
a sgretolarsi il cielo e si ritrae
Come l’incenso tra i passi
dell’aurora.
E potessero sfaldarsi anche
le mura dei tuoi pianti, e naufragarmi al
seno, come fossi tu la pioggia
ed io, la sabbia e il suo castello
E il vento di un istante,
edificarti un albero, oppure un nido
senza fondo, né scale silenziose.
Né piccole finestre -al posto dello sguardo.-
Maria Grazia Vai
ventisetteaprileduemila13
“ a mia madre e a mio padre, che le riposa a fianco “
sulle note di " Walk " di Ludovido Einaudi
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