GIORNI DI SABBIA
di Paolo Amoruso e Maria Grazia Vai
poesia tratta dalla silloge
"ALDEBARAN "
Voce Narrante Gianluca Regondi, poeta
sulle note di " Walk " Ludovido Einaudi
regia e montaggio video Maria Grazia Vai
Come può tanta malinconia
stringermi gli occhi, fingere
d’essere scagliata poco più
in là di un’ombra, per poi tornare
ad essere quell’arco infreddolito
che mi rincorre il vento, le distanze,
il cielo. E farmi male?
Come l’ultima delle solitudini
precedere di pochi passi lo sfioro del pensiero.
L’eco struggente delle margherite
che questo fiato reciso mi ricorda
Quei luoghi lontani a te vicini,
di mareggiate e fiori di ninfee
E frammentato amore -riemerso ieri,
dal sangue della sabbia.
dal sangue della sabbia.
Potesse adunarlo il cielo, come fosse
il penultimo petalo coperto di risposte ferite
tornerebbe a piovere quel silenzio sterile,
dimenticato tra le falde ancora roventi degli sguardi,
ricomincerei, consumando gli zigomi del riflesso,
a pregare le nuvole di fare due passi indietro, prima
d’imbastire la nuca dell’alba, e porgermi nuda tela
sull’inchiostro rabbioso.
Che sia lui a spegnermi il sonno,
con lo stesso sorriso di quando mi salva.
Perché io resti sabbia, oggi.
Perché nessuno oggi mi cammini
gli ultimi percorsi incolti.
tu sia domani, la dolcezza
dell’onda salata, che mi accolga
e conceda ad una montagna d’occhi
e mani.
-Senza che faccia rumore il tempo
ma scorra la vita nel desiderio d’esserti
(Ediz. RUPE MUTEVOLE Maggio 2013)
Nessun commento:
Posta un commento