QUEL SILENZIO CHE MI SVEGLIA
la libertà della cenere
E noi qui a disegnarla senza
la rete -sotto. Senza fogli
da rubare, piuttosto
la forma di un giaciglio
già bagnato dalla patina della malinconia
La dismisura -prima che tu
la colga, di un’anfora già ebbra
in cui tutto, prima
di ricomporsi sembra
disperdersi sul lato morbido dell’assenza
Si accende così, più vivo di una
bugia, quel respiro che ti scrive
quasi a memoria,
tra le impronte digitali del silenzio
lasciando ai rimandi del tempo,
nei tuoi fiori
l’autunno e l’Amore
E inspirarlo con te -dentro, dentro un calice di sguardo.
Maria Grazia Vai
17ottobreduemila12
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