ALDEBARAN INCONTRA ALDO COLONNELLO
Pier
Paolo Pasolini, già negli anni 70 rilevava
l'inconsumabiltà della Poesia.
Da poeta coglieva l'avanzata implacabile di un nuovo potere che non vedeva
nella sua essenza intrinseca ma ne percepiva la funzione antiumanistica e, in
ultima analisi, disgregante per il fondamento etico.
Da poeta coglieva l'avanzata implacabile di un nuovo potere che non vedeva
nella sua essenza intrinseca ma ne percepiva la funzione antiumanistica e, in
ultima analisi, disgregante per il fondamento etico.
La
categoria finale, la tecnica, che sintetizza gli avanzamenti storici precedenti
pare non prevedere più le due forme di pensiero che si avvicinano all'inespri-
mibile, che camminano sul crinale dell'assoluto e della ricerca
della Verità, che
sono appunto la Filosofia e la Poesia.
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Nelle
anse dell'apparato tecnico-scientifico un magma ribollente si oppone a
questo
appiattimento culturale e rivendica uno spazio creativo che nulla può e
potrà
sedare; qui sedimenta il bisogno di Poesia, un bisogno inesausto e atem-
porale,
che alimenta il sentimento e la passione e sana, consolando, le ferite
inferte
da un Divenire spiazzante e alienante.
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La
cara, grande Poetessa Alda Merini, per la quale mi sono battuto
con molti
altri affinché Le venisse riconosciuto il Nobel, diceva:
"Scendete dalla spalle dei
Poeti, siamo stanchi di indicare la
strada".
Alda
non giudicava,come Pasolini,che vita e poesia fossero divenute antitetiche,
ma come il grande poeta bolognese, continuava a creare, certa di una recondita,
occultata necessità dell'uomo contemporaneo di attingere ad essa per riceverne
consolazione e lenimento.
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Credo che il mio amico Andrea Salvatici abbia colto nel segno: la qualità
precoce di Paolo Amoruso balza all'occhio, rara è la sua capacità di cogliere
nella parola,nella sua doppia funzione convenzionale e neoplatonica, la carica
evocativa che esplora i sentimenti e l'inespresso.
Credo che il mio amico Andrea Salvatici abbia colto nel segno: la qualità
precoce di Paolo Amoruso balza all'occhio, rara è la sua capacità di cogliere
nella parola,nella sua doppia funzione convenzionale e neoplatonica, la carica
evocativa che esplora i sentimenti e l'inespresso.
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La
più vissuta maturità di Maria Grazia Vai fa pensare,da subito,ad interrotto
anelito, delicata carezza al Mistero impenetrabile che fascia la nostra
condizione
con Amore e Dolore avvicendati.
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Dall'incontro
fra questi due Poeti rinasce "Aldebaran",
non più unicamente stella
fra le infinite stelle della galassia, ma gioiosa
epifania della Parola, sentimenti
scanditi con margini inespressi,
interpretazione sublime e leggera di ciò che
pare inafferrabile.
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La
Poesia, quando è vera e compiuta, ci sostiene nel cammino della vita; Paolo
Amoruso e Maria Grazia Vai ci indicano, donandoci "Aldebaran
", la stella che
illuminala nostra
affaticata interiorità.
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Aldo Colonnello
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