tratta dalla silloge PARLE-MOI
giungesti, come polline d’inverno
sui petali innocenti del mio stelo
tracciavi a matita i contorni del vento
nel volo che accende -come
se dentro
di noi fosse il mare- la nenia dell’airone
con la stessa cadenza, tua, della neve,
alle volte cerco di librarmi ancora
per arrivarti sguardo e voce. Ramo
e conchiglia tatuata a margine di un foglio
cantando
~·~
maria grazia vai
27marzoduemila20
sulle note di Ludovico Einaudi “Run”
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