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domenica 24 novembre 2013

PARLAMI DEL MELOGRANO

 
 

PARLAMI DEL MELOGRANO
 
 
Pareti senza voce né tempo
strappano l’ultima pagina
dagli inverni ancora svegli
dei sentimenti che ho soffocato
negli sguardi rotti delle tue stanze.
 
Trascinando d’ogni ora - le mani
e gli occhi - fin dove resta gestante
l’uso segreto della parola. Lì,
dove l’amore sciocco delle nostre
candele, torna ad essere quell’impazienza
che partorisce il nome dei passi nell’utero
amaranto dei giocattoli di carta.
 
Quei sandali che spezzano le corde
del silenzio, solo per piangerti le note
di una musica di pezza. Qui, tra i polsi
che gridano senza che alcuno ci veda
 
Dove ancora avrò voce per ricordare
il gusto di un bacio, e voglio sia Tu -a
masticarmi la buccia e i pensieri.
Annegando nel mio stesso pensarti
come un cero tra i fiori del melograno.
 
Tra le stelle rapite o i lamenti scomposti
del nostro desiderio, legato al fianco grezzo
d’una notte, consumata nel respiro della
penultima -incomprensibile parola
 
riemersa -pellegrina, a illuminare i fuochi
di altri fiati.
 


Maria Grazia Vai
 

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