ANCORCHE’
Emergo
dal fiato d’ignare
parole
Piegando
ogni sillaba,
sciogliendomi
tra supplica
e
pensiero
Di
quale tessuto scrive la tua bocca?
Quanti
gradini aveva il tuo ritorno?
Fui
l’altra metà d’una poesia sdrucita,
l’irragionevole
sbalzo di tempo
ai
bordi del tuo petto
Il pianto
e le
rotaie rammendate di un sorriso.
La
frangia sulle spalle,
la
notte alla finestra solo per un giorno.
La
spiga di corbezzolo tra i campi di Novembre
E il
mare, i sandali di gelso
e un
vento d’ametista
a
margine dei tuoi capelli neri
La
veste che t’inciampa le spalline
e
non si placa
ancorché,
ritaglio gelsomini dalla neve
e
ascolto il tuo silenzio
farsi
pioggia
tra
le lentiggini fiorite al termine dell’Amore.
Maria
Grazia Vai
19gennaioduemila14
sulle
note di Sadness and Sorrow (violin)
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