NELL’ASPRO E L’ACUTO SFIORIRE
Su piccoli steli d’amore
poggiano bianche radici e confini
E antiche vene, oltre l’immenso sconfinarti gli occhi
oltre le rive di ignoti sguardi e traguardi
E ancora per nome hanno il tuo odore
e il mio ancorarti lieve in un ramo di ciliegio
in queste parole di pioggia
cresciute dietro l’assioma di un bacio
perduto e lento, come il guscio appena apparso
di un lamento
in un pensiero
che scorre le nuvole e la pelle
e senza traccia e respiro -mi lascia
a rovistare altra pioggia
E, altre malinconie a cui non servono fiori
Maria Grazia Vai
12marzoduemila16
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