Paesaggi lontani riemergono dai
fili d’erba e i passi della pioggia
ritardano assai poco la mano di
settembre che impollina il vigneto.
Noi qui: a custodire i segreti
del nespolo e quel suo vociar di
cicale che rende la terra possibile al cielo
Vento alle zolle e neve alla neve.
E finestre che si aprono al giorno:
ché tenera è la notte che le abbaglia
-ora che il mare è un foglio calmo
e diventi tu stesso il fiume-
Aghi di pino
scrivono -nel loro scomparire,
tra le conchiglie
Maria Grazia Vai
tratta dalla silloge
OPHELIA
-come le foglie d'aprile-


Nessun commento:
Posta un commento