Non ho riparo dai tuoi occhi
per questo mi nutro del silenzio del cielo
Paesaggi interminabili
e troppo limpidi da guardare
così che anche il dolore
ritrova il fondo e il suo disgelo.
E stelle troppo lontane
dove l’anima non arriva
per questo mi nutro del silenzio del cielo
Paesaggi interminabili
e troppo limpidi da guardare
così che anche il dolore
ritrova il fondo e il suo disgelo.
E stelle troppo lontane
dove l’anima non arriva
Non ho riparo dai tuoi occhi
troppo accesi e azzurri più dell’aria
mentre immobile resta l’assenza
che mi graffia di netto lo sguardo
che si allenta e randagio,
tra le rughe di una conchiglia
come fosse di sale -gronda
Dove il pianto carezza i palmi
e in attesa di una preghiera -ristagna
troppo accesi e azzurri più dell’aria
mentre immobile resta l’assenza
che mi graffia di netto lo sguardo
che si allenta e randagio,
tra le rughe di una conchiglia
come fosse di sale -gronda
Dove il pianto carezza i palmi
e in attesa di una preghiera -ristagna
Non ho riparo dai tuoi occhi
pungenti e prepotenti
più di un rosso alveare in tempesta
dove l’alba mi svuota le vele
e il sole di novembre
-accecandomi i giorni
ti nasconde. Naufragandomi in petto.
pungenti e prepotenti
più di un rosso alveare in tempesta
dove l’alba mi svuota le vele
e il sole di novembre
-accecandomi i giorni
ti nasconde. Naufragandomi in petto.
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Maria Grazia Vai
19agostoduemila18
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sulle
note di Brian Crain
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