L'evento
culturale nasce con l'intento di promuovere la poesia contemporanea sia in
lingua italiana, straniera che in vernacolo, divulgare la bellezza della natura
e dell'universo in 17 sillabe, quella che gli antichi maestri giapponesi
chiamarono haiku, nonché l'estro creativo espresso attraverso fotografia e
pittura. Dal gennaio 2020 l'iniziativa gode del Patrocinio Culturale e della
Raccomandazione di WikiPoesia. Ecco i vincitori di ogni sezione e dei Premi
Speciali, i testi delle poesie, le immagini della sezione arti visive e l’introduzione
al concorso, pubblicata in antologia, a cura di SIMONA CARBONI, madrina del
Premio, alla quale viene riservato un particolare e speciale ringraziamento.
Lungo
i bordi dell'esistenza
nel
silenzio livido
della
pietra scagliata
la
Poesia sosta.
Cammina
e disseta
legami
recisi,
corredo
senza nome
d'un
arcobaleno tumefatto.
Accorata
si
erge dalle mura imbrattate
vuota
del conforto
di
un epilogo diverso
accompagna,
orfana di madre
il
sentiero di una stella nascente…
-
Simona Carboni -
Madrina
del Premio
PREMI
SPECIALI
conferiti
dalla Presidenza del Premio
PREMIO
SPECIALE "PRESIDENZA DEL CONCORSO"
Carlo
Ricci
con
la poesia
"Nuances
de gris"
e anche oggi niente di nuovo
le
colline sono sempre quelle
bordate
d’azzurro, a volte ci sono:
per
la nebbia a volte scompaiono, e rieccole
d’inverno
imbiancate, gli alberi
uno
ad uno, spossati d’estate, hanno tutti un nome
simile
al mio
d’autunno
il fogliame
è
mille chiazze di giallo
rivolte
a sud
ad
asciugare dopo la pioggia
anch’io,
come loro
succhio
la stanchezza
della
terra
dal
fondovalle la nebbia risale
fino
a quel poco che lascia
dei
rami, di mio, e poi
quando
copre tutto
sembra
di galleggiare
insieme,
con le capigliature degl’alberi
tante
chiome dannate
così,
sotterrate a spaglio
(anche
questo ci accomuna)
PREMIO
SPECIALE "IL GIARDINO SEGRETO"
Sara
Ferraglia
con
la poesia
"Vengono
i bimbi "
Vengono
i bimbi con piccole ali
e
grandi pensieri
Lasciano
briciole di pace
sui
sentieri del mondo
Noi
le raccogliamo una ad una
pianissimo,
con delicatezza
Hanno
il colore delle ali di farfalla
Son
resistenti come filo di ragno
Trasparenti
come lacrime innocenti
Vengono
i bimbi coi loro cuori sinceri
PREMIO
SPECIALE "ALBERI D'AMORE"
Serena
Vestene
con
la poesia
"Non
approfittarti ché t'amo"
Non approfittarti ché t’amo.
Ché
non porta frutti il palmo
che
si pretende già aperto.
Cadrebbero
nell’attimo incerto
da
un polso costretto
mele
rotolate peccando,
pere
come seni scordati,
castagne
da stanchi falò.
Non
approfittarti che t’amo.
Se
siamo approdi finiti per mano
non
c’è pietra che spinga sull’altra
non
c’è fiume che arranchi alla foce
non
c’è riva che allerti, se è lietezza.
Non
appoggiarti se t’amo.
Un
ramo non poggia alla pioggia.
E
tu sei quercia e roveto,
radici
per le rose.
E
qui piove, piovono gocce copiose.
MENZIONE
SPECIALE "ARTI VISIVE"
Angelo
Franco
con
l'opera pittorica
"
Confine "
Gheorghe
Pintilie
con
l'opera pittorica
"
Fascino "
Sezione
A) POESIA
1°
classificato Veruska Vertuani
con
la poesia
"Il
trentasette (Bologna, 1980)"
Va
il trentasette
dalla
stazione all'ospedale,
un
tragitto di anime
alcune
compiute all'azzurro
altre
ondeggianti
tra
gli assolati garriti di agosto
e
i Campi Elisi del mare.
Il
trentasette va a lenzuola spiegate,
bianche
lingue coprono i finestrini
e
il vento penzola dagli orli agli urli
dei
lampeggianti
e
dentro la luce fa il rumore
delle
pietre esplose dalle pareti
e
dentro la luce ha lo scatto
di
una falena impigliata a quel che resta del cielo.
Le
dieci e ventiquattro
poi
le dieci e venticinque.
Sembrano
un minuto
questi
quaranta anni fa.
in premio la pubblicazione della silloge " IL CODICE DELLA MEMORIA " (in copertina un dipinto del Maestro Carlo Cordua, Presidente sezione Pittura) edito da Edizioni Accademia Barbanera 2023
e la realizzazione della videopoesia
a cura di ImmagineArte
voce narrante Rodolfo Vettor e Maria Grazia Vai
2°
classificato Alessio Baroffio
con
la poesia
"Il
mio giardino"
Giunge
un vento senza nome
sul
tramonto sdraiato sul mare
le
solite vecchie stelle
escono
dal sipario del giorno.
Il
silenzio fruga fra le ferite
di
un mattino ancora lontano
mentre
l'anima inciampa
incapace
di nuovi orizzonti.
Il
mio giardino profuma
delle
urla di parole taciute,
di
ortiche che coprono i boccioli
dell’amore
appassito.
Domina
la tua assenza
sulla
parete nuda del presente
io
che appartenevo ai tuoi respiri
sorseggio
petali di gelo.
Così
immergo la penna
nelle
latebre delle mie lacrime
e
sui fruscii di vecchie pagine
semino
granelli di poesia.
Come
fiore senza pistillo
coloro
il foglio di pensieri,
le
luci che fuggono dall’anima
diventano
tuoni nel cielo.
I
miei versi incantati dal nulla
parlano
di sogni e di profumi,
negli
ultimi bagliori del passato
schiudo
gli ovati sepali
se
le mie radici sono forti
continuerò
a fiorire.
3°
classificato Lucia Lo Bianco
con
la poesia
"La
mia terra profuma ancora di viole"
(Dedicato a Franca Viola)
Sono
venuta qui, dove la terra
sposa
la luce trasparente dell'aurora
e
caldi abbracci vestono i ricordi
di
cielo e mare e corse all'infinito.
Sono
venuta qui, come Proserpina
giocando
con le onde a primavera,
ignara
del destino preparato nella notte,
nel
regno buio odiato pure dagli dei.
Sono
venuta qui e ho visto metamorfosi
di
mani e di violenza cieca e bruta
e
donne calarsi nelle vesti senza amore
e
giorni rincorrersi nel sangue dell'oblio.
Sono
arrivata mentre ogni gesto
perdeva
profumo ed innocenza
e
mille volti oscuri e sconosciuti
spingevano
carezze sulla pelle.
Sono
rimasta sola ad aspettare
la
fine di una storia non voluta
mentre
una sorda ribellione
cresceva
nelle vene palpitanti.
E
adesso sono cristallo di fanciulla
senza
sogni, crisalide che attende
la
sua forma, tra odori accecanti
e
fiori appassiti nel giardino.
Ma
la speranza profuma ancora
di
viole delicate tra le erbacce
e
la mia terra ha i colori della sera
dentro
i miei occhi dischiusi di bambina.
Menzione
d'Onore
4°
classificato
Giancarmine
Fiume
con
la poesia
"Falena"
Il rumore dei passi sull’asfalto
mi riporta alla vita,
ad un lungo salmodiare di macchine
nell’odore di lattice e benzina.
Ho le scarpe nuove, rosso laccate,
sigarette e cellulare,
solo un battito nel petto
a scaldare il mio sorriso
ché nel buio posso solo intuire
l’ingordo strisciare di sguardi
come coltelli.
Freddo, fari, marciapiede,
un lampione che proietta
vecchie ombre cinesi senza sonoro
nel parcheggio dietro al cimitero
dove, come una falena,
io vivo e muoio ogni sera.
Ora le promesse di un altare,
di organza e biancospino si schiantano
come detriti tra le nude cosce
in un lento precipitare di amanti
aggrappati al mio timido seno
che rovistano tra le macerie
di un amore in comodato.
Ancora un ultimo istante
per raccogliere ciò che resta,
poi dentro la pioggia un sordo lamento.
Quel pianto è il tuo, quel pianto è il mio,
non è di nessuno: è il pianto di Dio.
Menzione
di Merito
Marco
Iemmi
con
la poesia
"Universi
disconnessi"
Mi
sveglio ed ogni giorno è uguale all’altro
non
credo nel passar delle stagioni
non
conto i mesi e neppure gli anni.
Mi
sveglio e vado a fare colazione,
m’attende
latte freddo e tre biscotti.
Riconto
le piastrelle che ho pestato,
al
centro, perché fuori puoi cadere,
non
son sicuro, meglio non sapere.
Terrore,
è la paura dell’ignoto.
Mi
vesto sempre nello stesso modo,
mi
sembra di sfoggiare una divisa,
indosso
sicurezza in monocromo.
Mi
sento molto amato dai miei cari,
non
riesco a ricambiare ad alta voce,
non
riesco mai a fissare i loro occhi
dicendogli
che anch’io gli voglio bene.
L’angoscia
mi consuma nel profondo,
comincio
ad agitarmi … a ciondolare…
Adesso
chiudo tutto! Il mondo è fuori!
Mi
calmo piano smetto di tremare,
riprendo
lentamente compostezza,
cercando
di fissare con fermezza
i
giochi riordinati tutti in fila
sul
piano del mio cardine mentale.
Di
tanto in tanto visito dottori,
la
chiamano la Sindrome di Asperger.
Mi
chiedono di cose e non capisco,
mi
chiamano per nome e non li guardo…
Siam
figli d’universi disconnessi,
satelliti
dispersi senza meta,
che
tracciano malinconie latenti,
tragitti
di galassie parallele.
Adesso
chiudo tutto!Il mondo è fuori!
Riconto
le piastrelle che ho pestato,
al
centro, perché fuori puoi cadere.
Maria
Francesca Giovelli
con
la poesia
"L'ultimo
petalo"
(Ad un madre, Kiev marzo 2022)
La
pancia piange lacrime di sangue
che
segnano la neve di rossi ciclamini,
il
respiro scava nel mio volto esangue
nel
sogno interrotto di altri bambini.
Ma
il mio grumo d’amore cerca la vita
e
scalpita ancora e batte sul cuore
si
aggrappa all’anima così tanto ferita
esplode
violento, ma senza rumore.
E
ondeggia nel corpo tanto segnato
sulla
barella nel buio che corre;
le
mani sul ventre a tenere aggrappato
quel
dono di carne, d’ acqua che scorre.
E
vedo la vita, regala il suo fiore,
l’ultimo
petalo chiude il mio tempo
rosso
di vita, d’attesa e d’amore,
un
soffio soltanto nel gelo del vento.
Luciano
Giovannini
con
la poesia
"At
the end of the night"
At
the end of the night le sfiori la mano
e
quel viola che scorre sotto le tue dita
ti
sembra solo il gioco crudele
di
una troppo sfuggente vita.
Ma
il tempo no,
non
lo puoi proprio fermare,
e
allora ti aggrappi ad una foto ingiallita
dove
eravate lei donna e tu bimba,
colmi
di sogni e di dolci sorrisi,
di
strade percorse con le scarpe inzuppate,
di
odori di cibo e di lacrime amare.
Non
deve finire
ma
lo sai già che così non sarà,
come
quando arriva settembre
e
malgrado quel sole comprendi
che
prima o poi la pioggia
…cadrà.
Francesco
Di Ruggiero
con
la poesia
"Heram"
…“Heram,
heram” (“peccato, peccato”)
come
un’eco le urla
si
moltiplicano investendomi.
Sono
circondata, la folla è inferocita,
aizzata
da una legge che mortifica la donna.
Crudele
la sentenza: lapidazione per l’adulterio.
Può
avere confini l’amore?
Il
cielo già grigio perde ogni colore.
L’aria
si fa satura di violenza,
l’odio
immotivato incalza.
“Non
c’è perdono nella nostra fede?”
Sono
sola a pregarLo:
“Allah
perché taci questa ingiustizia?
Come
posso credere che il loro zelo per la legge ti faccia onore? “
Il
silenzio sta per scendere, ancora… “heram, heram”.
Le
pietre lanciate fanno male,
ma
è il cuore che sanguina.
Vedo
la mia gente prigioniera di un’idea,
succubi
di una fede manipolata.
Cerco
una ragione che non trovo, non si può morire così
Sono
sola a raccogliere pensieri,
mentre
il respiro si accorcia, la morte più vicina.
Il
dolore che provo non diventa piacere per chi lancia pietre,
nessun
gemito mi esce, sono morta dentro
da
quando mi hanno presa.
Il
mio corpo nella polvere diventa domanda:
“La
legge vale più della vita?”
Un
leggero vento ferma il tempo…
Anche
per te Allah oggi… E’ una sconfitta d’amore.
El Quaim ottobre 2006
lapidazione di una giovane di 22
anni
Bruno
Coveli
con
la poesia
"Casa
mia (ritorno al paese)"
Da
secoli che sembrano ieri passeri incantati d'amore
gonfiano
di paglie e piume
tetti
dai coppi ormai fradici di tempo e di sole
rincorrendo
stagioni avare.
Nel
vuoto assoluto del meriggio assolato
gocciolante
di sudore antico
fontane
mute giacciono vuote all'angolo della via
ove
polvere sottile mossa per brevi istanti da giri di brezza
incrosta
volti quali maschere arcaiche
cariche
di passato remoto e nostalgia.
Disperato
cerco allora sfogo alla paura di solitudini affioranti
nella
sarabanda dei pensieri urlanti.
E
vado ad incontrare un suono di voce umana
mentre
nei dintorni si manifesta un nulla puro
concretizzandosi
nel frinire di una cicala
appena
giunta sul muro.
Eppure
lì al paese dove adesso vago
mura
di calce e sassi
nascondono
il mio pianto bambino
e
l'ombra sbiadita dei miei passi.
E
mi pare di udire dalla finestra aperta sulla valle
accarezzata
dal fico
la voce dolce di mia madre che chiama il
mio nome
e
sorrido mentre arrivo alle scale di pietra di casa mia
intrisa dell'odore degli avi
rimasto nel tempo ad aleggiare
tra spine di melograni, ebbri di fiori
scarlatti.
Chiudo gli occhi e vivo per lunghissimi
istanti
il film delle mie disperate illusioni
e giro la guancia sfiorata di brezza
nella strana attesa di un'improbabile
carezza.
Assuntina
Marzotta
con
la poesia
"Scarpe
rosse, come petali sparsi"
Le
tue parole, nettare e veleno,
incanto
o sortilegio per soffocare il cuore.
Frammenti
di “perdono”,
lo
spazio di un respiro,
quando
il respiro manca
ghermito
da una morsa.
L’anima
arranca su barricate oscure
e
fessure di pareti acute,
roventi
come piombo fuso,
in
gola l’arsura, graffi di fuoco le carni.
E
in quell’abisso
la
bocca che prega e lamenta,
bocca
di luna spaccata,
l’anima
stanca, inchiodata,
codice
arcano e sentenza.
Furono
squarci di cuore e pugnali,
parole
scandite di sangue,
parole
e silenzi e condanna,
come
grida taglienti sui letti di canna
e
tormenti e catene,
come
schiava bottino di guerra.
Ero
nata per essere gioia,
ma
anche aroma di fiori
e
fragranza lieve di mandorlo,
su
arabeschi di vento.
Sono
fiore che dischiude la terra,
ho
piedi scalzi tra filari di tigli,
scarpe
rosse come petali sparsi,
la
mia anima è nenia di vento,
ciò
che resta di un massacro d’amore.
Emanuela
Antonini
con
la poesia
"Un
dolce sorriso"
Nel
cielo del mistero, la vita tesse trame di follia
schizzi
neri si azzuffano nella tua mente
quando
vaga senza più una meta.
All’improvviso…
caos
ricordi
nell’oblio.
Perso
nel labirinto di un destino crudele
volteggi
in una nuova dimensione,
su
un aquilone vola la tua mente
in
un mondo senza più memoria,
senza
più ricordi.
Orizzonti
obliqui fissano un solo punto
ma
si animano quando uno spiraglio di sole
illumina
la tua mente, l’attimo è breve
come
l’illusione di chi ti sta accanto,
il
pensiero giace nel letto del silenzio
e
la tua voce rimane muta.
Niente
è più come prima.
Una
lacrima scivola sul mio viso
il
dolore preme sul cuore,
mi
domando se tra veli di memoria
ricordi
il tuo nome, il mio, quello dei tuoi cari,
se
rievochi le nostre risa, i nostri giochi
se
riesci a unire fotogrammi di una vita in pezzi.
Un
sipario sulla nostra vita scende
nella
triste oscurità del non ricordare
muovi
i tuoi passi in solitudine,
la
tua voce continua a rimanere senza eco
per
ascoltare solo il suono del sentire,
come
un bambino indifeso sorridi,
un
dolce sorriso, senza sapere il perché.
Guido
De Paolis
con
la poesia
"L'ultima
finestra"
Giù,
nel borgo antico del mio paese
dove
la nebbia profuma di camino
e
appaiono soffuse le finestre accese,
d’incanto
mi ritrovo immerso
in
un mondo che credevo di aver perso.
Muri
vecchi, case antiche
che
trasudano di indicibili fatiche,
e
dentro, le massaie che aspettano il marito
per
ripeter della cena il sacro rito.
È
quasi ora.
L’ingiallita
luce del lampione
dà
volto al mulo affaticato
che
con i suoi ferri suona sul selciato
e
il contadino curvo su di esso
la
stanchezza di una vita porta addosso.
È
ora.
La
campana di San Biagio
scandisce
le ore lente
strappate
dal passato e portate nel presente,
ognun
s’avvale del suo dolce suono
anche
per andar da Dio, a chiedere perdono.
È
passata l’ora.
S’è
fatto tardi,
e
l’idea del distacco mi genera tormento.
Nulla
s’ode più, a parte il vento.
I
piedi vanno ma il cuore resta
fino
a quando non s’è spenta l’ultima finestra.
Sara
D'Aniello
con
la poesia
"L'Alzheimer"
Nonna,
lo
so,
fa
male.
Fa
male amare una persona
e
non sapere chi sia.
Ed
essere baciata dalle stesse labbra
per
te diverse.
Fa
male vedere intorno gente di una vita
appena
conosciuta.
Fa
male non saper di diventare,
ma
essere solo nel momento.
Fa
male, lo so, vivere di ricordi instabili,
un
po’ accartocciati
che
il vento porta via dalle tue radici con foga.
Nonna,
lo so che
per
te siamo solo sagome di
treni
partiti per sempre
e
tutte le emozioni che hai provato
sono
rotaie spezzate.
Lo
so,
nella
tua mente siamo solo ombre grigie di forme vuote.
Lo
so,
fa
male non sapere di aver vissuto,
ma
io nel tuo sguardo
vedo
ancora tutti i nostri ricordi,
ricorderò
e vivrò anche per te nonna,
promesso.
Sezione
B) FOTOGRAFIA
1°
classificato Massimo Spagna
con
l'opera "Bastava poco"
2°
classificato Nicola Claudio Palermo
con
l'opera "tutto in uno sguardo"
3°
classificato Biagio Fortini
con
l'opera "Amori chiusi nel silenzio"
Menzione
d'Onore
4°
classificato Massimo Spagna
con
l'opera "Ancora una volta"
5°
classificato Nicola Claudio Palermo
con
l'opera "tutto il mio mondo"
Segnalazione
speciale
Massimo
Spagna
con
l'opera "Spezzar quel silenzio"
Nicola
Claudio Palermo
con
l'opera "tutto in un abbraccio"
Menzione
di Merito
Mariana
Filipova
con
l'opera "Natale low cost"
Mario
Aliprandi
con
l'opera "Spigolando"
Gennaro
De Falco
con
l'opera "i politici col naso lungo"
Emanuele
Stochino
con
l'opera "Space shuttle sui generis..."
Ubaldo
Busolin
con
l'opera "Emigranti"
Sezione
C) HAIKU
1°
classificato Daniela Misso
così
leggeri
da
sfiorare i miei sogni ...
ciliegi
in fiore
in premio la pubblicazione della raccolta di haiku CILIEGI IN FIORE (in copertina un dipinto del Maestro Carlo Cordua) edito da Edizioni Accademia Barbanera 2023
e la realizzazione della videopoesia
a cura di ImmagineArte
voce narrante Rodolfo Vettor
2°
classificato Carmela Marino
luna crescente-
dopo il primo passo
il secondo passo
3° classificato Maria Teresa Sisti
giorni perduti -
silenzioso il ritorno
delle lucciole
Menzione
d'Onore
4°
classificato Ornella Vallino
Fiori
di pruno -
s’è
vestita di bianco
la
luna piena
5°
classificato ex aequo Maria Teresa Piras
separazione
-
cadono
e si disfano
fiocchi
di neve
5°
classificato ex aequo Caterina Levato
sogni
di bimba…
troppo
breve la vita
di
un papavero
Menzione
di Merito
Cinzia
Pitingaro
neve
su neve-
il
suo capello bianco
sulla
mia foto
Felicita
Ciceri
Tempo
d’autunno
sospesi
come foglie
i
senzatetto
Mauro
Battini
com'è
esile
quella
rosa di maggio -
tratti
di mamma
Paola
Ercole
soffio
di vento-
il
profumo del fieno
nelle
narici
Rosa
Maria Di Salvatore
rosa
appassita -
un
amore lontano
chiuso
nel cuore
Gino
Ghioni
Nell’alba
grigia
una
rete da pesca
gocciola
vuota
Nadia Vitali
il
petricore-
sulla
spiga bagnata
la
coccinella
Sezione
D) PITTURA
1°
classificato
Sergio
Riviera con l'opera
"trasparenze
tra le rocce"
e
copertina dell’Antologia del Premio:
"UN GIARDINO DA VIAGGIO"
Edita da Accademia Barbanera
2°
classificato
Albino
Caramazza
con
l'opera "Sognare si può"
3°
classificato
Adriano
Ruzzene
con
l'opera "Radura"
Menzione
d'Onore
4°
classificato
Simone
Cigni
con
l'opera "L'amour"
5°
classificato
Rosanna
Romano
con
l'opera "La fine della vita"
Menzione
di Merito
6°
classificato
Simone
Cigni
con
l'opera "Stupro"
7°
classificato
Volker
Klein
con
l'opera "Arte è lavoro"
8°
classificato
Cristina
Giovannucci
con
l'opera "passeggiate di fronte all'oceano"
9°
classificato
Giovanni
Gugliuzza
con
l'opera "charme"
10°
classificato
Patrizio
Orrù
con
l'opera "La laguna"
Sezione
E) VERNACOLO
1°
classificato Alfredo Panetta
con
la poesia
"Vermu,
vermi"
Verme,
vermi
Ngrugnatu
nta quatthru zolli ‘i falaccchi
(e
mi viditi d’i macigni chjini ‘i purvari
d’a
hjiumara, puru vu d’i grattacieli
d’i
vithra grastijati) sugnu ccà a sfiorari
i
ligna d’a vostra cruci, a cogghjiri
i
pili du crapettu chi vi sgranastavu già.
È
tuttu u mè ccani, nta grutta d’i nosthri avi
tegnu
ncatinatu u porceju pe’ missioni
u
lìbbaru d’a sò avidità, u civu ‘i gghjianda
e
fogghji ‘i strofficeji ‘i hjiumara, riganu
chi
nnetta u nasu pistatu, nnettu i sò ricchji
cu
ciuffi d’amaranthu. Esti u mè u ficu chi
nnaffia
‘i latti i malipenzeri, mè i rispiri
c’u
camphu teninta doppu di l’aratura.
E
mi sentu Ddi a ogni singazza
chi
lapri i premona è mè spili.
Nci
misi paghura l’atthra matina a ddu amanti
non
capita ò spissu u si resta accussì, facci a facci
cu
‘n mortu chi si scava a fossa. Fermi fermi
muti,
ddu vermi p’a prima vota nnanzi all’Assolutu.
Mani ossuti dassati siccari supa a
n’armacera
u ndi dici quant’è vivu, hjiurenti
stu cuvu di serpi chi l’omu d unenti
crijau.
*Questa è la confessione del
carceriere di un sequestrato
caduto nelle mani dell’anonima
sequestri calabrese tra
gli anni 60 e gli anni 90
2°
classificato Enrico Sala
con
la poesia
"Soeu
i pedann de Segantini"
Sulle
orme di Segantini
La
regoeuj i ansi, incoeu,
'sta
tauloza lumbarda
de
passada civiltà paisana
naufragada
in del mar Gerundo.
Toeutt
el par capitaa.
Gh'è
poeu nanca un stecaa
a
divid i pàscul stemperaa
da
un' aqua infètta, intant
che
un grîs ceel de utùber
el
vultìa soeu la pianüra
scunsacrada
da scheletri
de
fàbrich bandunaa, la gió,
duè
prima creseva ul furmènt.
E
la suna poeu la dumenega
in
di piazz ingenügiaa al voeuj di gees,
ma
se sent dumè un lameent,
dulz
e undulaa che dal San Prém,
el
scorr tra i spund del Lamber:
“Brianza...
Brianza...
Brianza...”
ültim
rantech de fiaa a pizzà
la
smurterìa del traburnii.
El par che la toeu in gîr, luntàn, l'Isula
di Cipress.
E intanta che su la pianura calen i dé del
fà,
forse gh'è amò teemp per turnà a
cuntemplà
3°
classificato Alessio Baroffio
con
la poesia
"Ta
speciu"
Ti
aspetto
Ta
speciu
in
di albi incendiò
pitürò
d’òria
da
immurtòl suspir,
in
di fòr sulitòri
ca
i sfidan abìss
da
zerbi rimpianti.
Mi
sùn
öltar
i scès da spin
due
al ciòr da a lüna
treman
gris fantòsmi
da
bòs rubò,
sui
strà störti
due
paröl svanì
sa
incrusan pìgar
grüpi
da puesia.
Ta
speciu
in
di riverbar da a viva fiòma
due
sa fürman sempar
i
scundü desideri,
in
da tranquila pòs
da
stanzi senza mür
due
sa sdròian eterni sogni.
Fermas
nö
su
i tö ciòr lòcrim
stramì
e nascundù,
dadrè
a mantei d’òcqua
o
in di rüghi südò
scavò
dul piantu
in
da a tela dul tempu.
In
dul cantu da a primavera
cal
pörta culurò petal
tül
pien da speranza,
ta
speciu.
Menzione
d'Onore
4°
classificato Luigi Lorenzo Vaira
con
la poesia
"Col
basin a mia mare"
Quel
bacio a mia madre
Da
soens am artorno ʼn
ment cole matin
quand
ch’im setava dacant al cadregon
ch’a
l’ambrassava con ij sò cussin
coma
ch’i vorìa fé mi, sensa ess-ne bon.
Im
arcòrd ël përfum ëd polid ëd soa pel,
ël
dissegn ëd la boca, ëd coj sign precis,
ël
color dij sò euj celest parèj dël cel,
ma
dzortut i peuss nen dësmentié col soris
ch’a
l’ha fame carëssand-me la man
quand
che, sbaliand a ciameme për nòm,
ant
j’orije a l’ha bësbijame pian pian:
«I
son pròpe contenta ch’it sie mè òm»
e
mi i l’heu posà un basin sij làver ëd mia mare
për
deje l’ilusion ch’a-i fussa ʼncora
mè
pare.
5°
classificato Adriana Scagliola
con
la poesia
"Vent
d'estaa"
Vento
d’estate
On
vent barabba e margniffon brontóla
d’infra
i giardin sbiavii de la caldàna,
l‘
sgarbèlla i fior, l‘ scorlìss i scimm di piant.
Volen
i passarìtt de la paura:
tornen
de prèssa a scondes in del nid.
El
ragn el fa sù i gropp e‘l scurta i fil
per
rintanass nel mèzz de la ragnéra.
El
boffa fòrt el vent, poeu el tas,
el
ciappa fiaa e de corsa (balossètt!)
‘l
trà biòtt e ‘l sperluscia i proeus di ròs,
e
a l’erba verda la ghe fa i galìtt.
Bislacch
e on poo bisient
el
despettèna i pagn sora a on poggioeu:
va’
che el sgoratta in l’aria on scalfaròtt!
S’giacchen
i gelosii ‘me battiman,
se
inversen sora i scòss vas e tolìtt.
Tacca
a tronà subit adree a on stralusc.
E
finalment el sòffegh che inlocchìss
el
sbaggia insognorent de nascondon,
slisa
dedree di nivol faa a monton
per
lassà el pòst ai sbròff d’ona daquada.
Tossìss
el ciel, sternùda di gotton:
‘me
lacrim de bagài senza bellee.
Menzione
di Merito
Fabio
Tinalli
con
la poesia
"La
vita"
La
vita
Un
mozzico, ‘na ggiostra, ‘n carnevale,
un
treno che nun piji, un mare mosso,
un
core appresso ar tempo, a più nun posso,
un
aspettà che passa er temporale.
Un
friccico a la panza da sta’ male,
un
chiude l’occhi pe zompà da ‘n fosso…
e
poi, la gioja, che te casca addosso,
quanno
capisci, in fonno, quanto vale.
La
giochi da che nasci ‘sta partita,
co
l’artri giocatori tutti ‘ntorno,
a
fatte compagnia fino a la fine…
E,
si è ‘na rosa, certo cià le spine,
ma
doppo sboccia, e quanno viè quer giorno,
te
l’accarezzi, piano, co le dita,
perché,
questa, è la vita…
bufere
incasinate, e tempo brutto,
ma
poi, te guarda, ride…e scordi tutto…
Angela
Cristina Broccoli
con
la poesia
"La
stòria de mì e de ona grana d'uga"
La
favola mia e di un acino d'uva
Te
séret on garzoeu, in ona primavera di temp indree
e
fòrsi anca mi in ona gioinèzza passaa.
Sora
i tròs rampeghin, crespaa la rùsca
tì
ninaa da la bròcca de vid
mì
un butt fra i gioeug in del cortil
in
la qùiett de la vigna o el gibillee de la città.
Sugava
el sô teved de l'autunn
la
caragnada di sghiribizz,
la
scighera e i gottin de rosada.
Sèmm
vegnii sù, mì dona e tì on dolz borlin madur
taccade sù a ona sgrazza,
fil
de sògn e ragnere de speranze.
Allora
la vita la me catta sù, ona man la fà vendèmmia;
inscì
el tacca el viagg in ona cavagna
o
tramvai pien de gent.
On
liquid prezios da ti el sortis;
denter
la me anema e istèss in la tina
rebuisen
giòia e lòja, fastidi e sorris
ridade
e arlii, amor e sentiment confus.
Son
mai riessii a spartì el most dai tegasc,
el
ciar da la scurità, el desideri dai delusion
a
fermentà per famm vin amabil
da
voià giò in di caliz de un primm de l'ann,
vin
ch'el buscia per i brindes pussee allegher.
E
chi sà se insèma vegnerem vègg
fra
i mur de ona cà, el lègn de la bott.
Poeu per la sòrt sarèmm tucc e
duu...asee
robust
e agher per el gust
ma
pronte a condì i dì de la vita
la
scampagnada de on ferragost
a chi el sarà bon de toeu via el
buscion
e
la polver da la bottìglia.
Gaudenzio
Vannozzi
con
la poesia " Lancillotto der lago "
Lancillotto
del lago
Ssò
Llanccillotto e cqui cciò ccasa e llago,
io
sò dd'Artu' er fido cavaggliere.
Bazzico
Fate e ppoi conosco un Mago
che
ccià una Dama come carceriere.
St'istoria
ciavrà ppuro un cche dde vago,
e
ppoche sò le cose che ssò vvere.
Ma
ccò le donne io sò ssempre un drago
e
cquesta è ttra le storie più ssincere.
Cusi
Gginevra, cuanno che ll'ho vista,
che
ddevo di'? Cce sò rrimasto secco.
Ma
cquantarobba! Mica cartapista...
Lo
so cch'era Reggina però ... ecco,
la
sciccia è cciccia e io nun zò araldista.
Lo
rifarebbe ancora si cciazzecco.
Ma
senza fà gnisun salamelecco
resto
fedele ar Re ... cc'ho ffatto bbecco …
Mariangela
Ruggiu con la poesia
"
No timas, cras at a bennere"
Non
temere, domani verrà
No
timas, cras at a bennere
e
custa notte at a passare
ma
como pro a tie est sempre mesanotte
e
custu chelu no azzendet sos isteddos
como
su coro tou est nieddu ‘e piantu
e
sas lagrimas current che abba a mare
no
est sa morte chi giughes in ojos
no
est chi mi lassas sola in custu frittu
mi
dolet chi no ti poto leare
mancu
un alenu de custu dolore
chi
ti leat su coro e ti lassat truncadu
non
bi at peraula chi sia cunfortu
non
bi at costazu chi siat appozu
ma
accosta a mie, sa lughe si pesat
dae
sos ojos serrados, albeschit sa die
cando
semos a manu afferrada, tue e deo
Vincenzo
Ricciardi
con
la poesia
"l'isula
- abbentu"
l’isola
- pace
annotta,
agghiorna
brisci,
scura
ghiovi,
scampa
e
sempri e sempri
stiddi
e diavuli
pici
e stuppa
stu
mari manciaterra
stu
sapuri di ferru, di fèli
stu
sali ‘nto pettu
-
isula, isula
unni
sì sempri vivu e sempri mortu
campamu
cu i fantasimi
arredi
u muru videmu
l’aria
di prima
sutta
u cimentu sentemu
a
terra ‘i prima
avant’o
specchiu ‘nta facci
nni
cumparunu centu
e
nui stissi semu fantasimi
pi
nui stissi, u nomi è n’ autru
a
vuci non è chidda, ‘i cu sunnu
sti
occhi?
Oh
picciridda, pupitta di zuccaru
capapà mi ghiami e mi carizzi
e
non vidi ancora
comu
intra aju
l’ossa
di chiddi prima ‘i mia
comu
stu cori camina
cu
lu ciatu di iddi
pi
chistu, giuvàu u me cori
p’allegrari
pi
scurdari e perdunari
cu
fummu, cu avemu statu
nta
quali autri un pocu
buscammu
abbentu.
Sezione
F) POESIA IN LINGUA STRANIERA
1°
classificato Davide Rocco Colacrai (Italia)
con
l'opera
"Christus
mit Geige"
Ich
spüre die Welle die über das Zusammentreffen meiner
letztenHerzschläge wacht
mit
ihren Variationen von Blau
wo
es keine Rückkehr gibt,
meinen
Namen der sich zu einem Pentagramm ausdehnt
für
die Kreaturen die den Himmel erwarten,
den
Horizont der über die Leere schreitet
bevor er sich in Nostalgie wandelt,
den
Tag der keinen Kurs hat
und
den Augenblick in dem schwebend wie ein Tropfen
ich
mich ein Traum lassen werde.
Ich
bin ein Christus der eine Geige als Kreuz hat,
seine Saiten mein tägliches Brot,
seine
Stimme meine Vergebung,
leicht
wie Muschelstaublasse ich mich
mitreißen wo die Seesterne
Blumen
die von Liebe singen sind
und
die Welt eine Skizze ist, die aufgehört hat, zu brennen,
gekentert
im Schattennetz das funkelt
und
wattiert wie der Wunsch nach einer Liebkosung
welcher
ein Wunsch bleibt.
Ich
fühle meinen Körper fließend, ohne Tauwerk, und rein,
fast
wie eine Träne, die auf den Fingerspitzen des Meeres
tropft
während die Sonne ihren Strahl färbt
welcher
mich trifft
und
ich finde mich selbst wieder wie ein Bräutigam
ohne
Versprechen und ohne Anzug
ein
Albatros aus Nebel der sich durch die Welle anspannt,
wo
dieErinnerungen noch nicht geboren sind
und
die Augen schweigen
während
die Finger ein Echo meines Landes prophezeien.
Cristo
con violino
-
dedicata a Baris Yazgi -
Sento
l’onda che veglia sull’incontro dei miei ultimi batticuori
con
le sue variazioni d’azzurro
dove
non c’è ritorno,
il
mio nome che si allunga in pentagramma
per
quelle creature che attendono il cielo,
l’orizzonte
che sconfina nel vuoto
prima
di essere nostalgia,
sento
il giorno che non ha rotta
e
l’istante in cui sospeso come una goccia
lascio
farmi sogno.
Sono
un Cristo che ha per croce un violino,
le
sue corde il mio pane quotidiano,
la
sua voce il mio perdono,
leggero
come polline di conchiglia
mi
lascio trascinare dove le stelle marine
sono
fiori che cantano l’amore
e
il mondo è uno schizzo che ha smesso di bruciare,
capovolto
nella tela d’ombra che scintilla
e
ovattato come il desiderio di una carezza
che
desiderio resta.
Sento
il mio corpo liquido, senza sartiame,
e
assoluto,
quasi
una lacrima che scivola sui polpastrelli del mare
mentre
il sole dipinge il suo raggio
con
cui mi trafigge
e
mi ritrovo sposo senza promessa e senza vestito
un
albatro di bruma che si tende oltre l’onda,
dove
i ricordi non sono ancora nati e gli occhi tacciono,
mentre
le dita predicono un’eco della mia terra.
2°
classificato Francisco Azuela (Messico)
con
l'opera
"El
rostro en el cuadro"
A
los poetas presos de Chile
Luz
y sombra,
herida
y olvido,
la
tarde crece hacia adentro
como
el rostro en el cuadro,
desalentado
toma formas distintas,
trozo
de vida,
barrotes
y tortura.
La
sombra se perfila en la intimidad del horizonte,
luz
de esperanza duerme lejana otra noche,
el
grito y el ojo lloran
y
una estrella se rompe en la mirada,
el
rostro herido gira sobre la tela
en
un color que se apaga,
quiere
hablar y no puede,
la
celda es angosta,
el
frío intenso,
la
soledad suena como moneda hueca.
Así,
cada
mañana
alguien
deja un lienzo rojo
sobre
el rostro del cuadro para ocultarlo,
a
través de la luz que aparece un instante
los
ojos del poeta preso
invocan
la libertad
y
un color más intenso
trasciende
el silencio.
Ya
no tocarán tus sueños
poeta
del viento prisionero,
dejo
estas piedras preciosas
para
que abras la puerta de tu celda
en
el ojo del cóndor.
Il viso del quadro - A
tutti i poeti prigionieri del Chile
Lucee ombra,
ferita
e oblío,
la
notte cresce verso l’interno,
come
il viso nel quadro,
allentatosi
prende forme distinte,
pezzetto
di vita,
sbarre
e tortura.
L’ombra
si profila nell’intimitá dell’orizzonte,
luce
di speranza dorme lontana un’altra notte,
il
grido e l’occhio piangono,
e
una stella si rompe nello sguardo
il
viso ferito gira sulla tela,
in
un colore che si spegne,
vuole
parlare e non puó,
la
cella é stretta,
il
freddo intenso
la
solitudine suona a moneta bucata.
Cosí,
ogni
mattina
qualcuno
lascia una tela rossa
sul
viso del quadro per nasconderlo
attraverso
la luce che appare in un istante
gli
occhi del poeta catturato
invocano
libertá
e
un colore più intenso
trascende
il silenzio.
Non
toccheranno ora
i
tuoi sogni
poeta
del vento prigioniero,
lascio
queste preziose pietre
affinché
apra la porta della tua cella
nell’occhio
del condor.
La Paz, Bolivia 29 luglio 2005.
Traduzione Spagnolo a Italiano: Dra.
Giovanna Dessí
Directora Académica Società Dante
Alighieri
Comitato di La Paz, Boivia
3° classificato Ruth Joy Darling (Filippine)
con
l'opera
"Sir,
Can You Hear Me?"
This poem is about a child who died
in a landslide that happened in Philippines in the year 2018. The picture of
his foot sticking out from underneath the debris is the ionic image of that
tragic event.
Sir,
can you hear me tapping?
Please
tell me that you can
My
voice is so long gone now
I'm
just a child, not yet a man
I'm
scared of the dark, so afraid
Underneath
this debris, so close
Beside
me are my parents
They're
both dead, I suppose
I
am getting weak, you see
But
I got to see the light.
Please
hurry up, Mr. Savior
Don't
give up without a fight
I
want to be a policeman yet
To
fight against all wrongs
But
I am becoming weak now
Yet
I know I must be strong
It
is so cold and damp here
I
wish my fear would go away
I
am desperate to stay alive
Will
I get to see another day?
Signore,
mi senti?
Questa poesia è dedicata ad un
bambino morto in una frana del 2018 nelle Filippine. La foto del suo piede che
spunta da sotto i detriti è l’immagine iconica di quel tragico evento.
Signore,
mi senti picchiettare?
Per
favore dimmi che può
La
mia voce è svanita ora
Non
sono un bambino ma
Non
sono nemmeno un uomo.
Ho
paura del buio, tanta paura
Vicino
a me nei detriti qui sotto,
Ci
sono i miei genitori accanto
Sono
entrambi morti, suppongo
Vedi,
sto diventando debole
Ma
voglio scorgere il bagliore.
Per
favore, sbrigatevi, non mollate
per
un istante signor Salvatore
Voglio
diventare un poliziotto
Per
combattere le cose storte
Ma
ora sto diventando debole
Eppure
so che devo essere forte
Vorrei
andasse via la mia paura
Fa
così freddo ed è umido qua
Sono
disperato, vorrei tanto vivere.
Riuscirò
a vedere un’altra alba?
- traduzione a cura di Irma Kurti -
Menzione
d'Onore
4°
classificato Mehdi Krasniqi (Kosovo)
con
l'opera
"Për
luftën flasin"
Për
luftën e di mirë trupi i ushtarit
dhe
plagët që akoma rrjedhin
flasin
plumbat që ndryshkën në trup
dhe
ndjellin vdekje sa herë merr frymë
a
bën përpjekje ta shikojë përmallshëm
oborrin
e shtëpisë.
Për
luftën flasin
ushtarët
me gjymtyrë trupi
të
amputura
dhe
varret e dëshmorëve
mbuluar
me buqeta
lulesh
në përvjetor.
Flasin
padiktueshëmeshtrat e njerëzve që
s'u
gjetën as kur liria delikate nën pezmin e përbuzjes
nuk
e mbajti fjalën që e pati lidhur për kokë
por
varrosi emra dhe jo kufoma lëndinave
të
pikëllimit ku nënat zemërshkelura qajnë me zë
dhe
flenë mbi varre të zbrazura.
Për
luftën ne mbajmë zi
dhe
nuk bëjmë gjë tjetër
përveçse
luftojmë njëri-tjetrin
dhe
festojmë për fitore
të
humbjeve të mëdha.
PER LA GUERRA PARLANO
Per la guerra parlano
il corpo del soldato e le ferite
che continuano a gocciolare.
Parlano di essa i proiettili
che arrugginiscono nel corpo
ed evocano la morte ogni volta
che lui respira o cerca di guardare
con nostalgia il giardino di casa.
Per la guerra parlano i soldati
con gli arti del corpo amputati
e le tombe dei martiri ricoperte
di mazzi di fiori negli anniversari.
Le ossa delle persone che non sono
state trovate parlano senza distinzioni
anche quando la fragile libertà
sotto la furia del disprezzo
non ha mantenuto la parola d’onore,
seppellendo nomi e non cadaveri
sui prati del dolore. Le madri affrante
piangono lì ad alta voce mentre
dormono disperate sulle tombe vuote.
Per la guerra siamo in lutto
e non facciamo nient’altro
tranne combattere l’un l’altro
e per le vittorie delle grandi
sconfitte
noi festeggiamo.
Menzione
di Merito
5°
classificato Huguette Bertrand (Canada)
con
l'opera
"Itinérance"
Il
pleut de leurs yeux
des
averses
sur
le sol piétiné
par
tant d'errance
que
même les fleurs
se
prosternent
au
passage de leurs pas usés
oubliant
la faim la soif
et
la boue
leur
espoir s'entraîne
pour
la course européenne
et
même américaine
jusqu'au
fil d'arrivée
devant
les barbelés
il
pleut aussi d'une ile à l'autre
dans
le regard des enfants abimés
ne
leur reste que les fleurs
et
la boue pour s'amuser
Vagabondare
Dai
loro occhi
scende
una pioggia di lacrime
sul
suolo calpestato
da
tanto vagabondare
che
anche i fiori
si
prostrano
al
passaggio dei loro logori passi
dimenticando
la fame e la sete
e
il fango
la
loro speranza si impegna
per
una corsa europea
e
anche americana
fino
al punto d’arrivo
davanti
al filo spinato
anche
da un’isola all’altra piovono lacrime
dagli
sguardi dei bambini maltrattati
non
restano loro che i fiori
e
il fango per giocare
Translation by Lidia Chiarelli,
Italy
6°
classificato Sahar Ajdamsani (Iran)
con
l'opera
"Dreamy
world"
Take
me to the place where poetry even does not
To
that pleasant distant place of dream
Where
all birds are free and cage is an unfamiliar word
That
can’t be find in a dictionary
To
the place where homeland is as vast as the whole universe
And
all the lines on the map are stripped
That
close distant
In
which black butterfly is as elegant as the white one
There,
that dream land
In
which kindness is the outset speech of morning and
Love
is running in all rivers
The
place in which you and I are brothers
And
no weapons are born
And
rage and hatred are unknown and extinct
Hold
my hands and take me to beauty land
In
which the song of peace, friendship and equality
resonates
in all temples.
Mondo
onirico
Portami
nel luogo in cui la poesia non può
A
quel piacevole lontano posto da sogno
Dove
gli uccelli sono liberi e la gabbia è una parola sconosciuta
Che
non si trova in nessun dizionario
Nel
luogo in cui la patria è vasta come l'intero universo
E
tutte le linee sulla mappa vengono cancellate
Così
vicino e lontano
Dove
la farfalla nera è elegante come quella bianca
Lì,
in quella terra da sogno
In
cui la gentilezza è il discorso iniziale del mattino e
L'amore
scorre in tutti i fiumi
Il
luogo in cui siamo fratelli tu ed io
Dove
non nascono armi
E
la rabbia e l'odio sono sconosciuti e estinti
Tienimi
per mano e portami nella terra della bellezza
In
cui il canto della pace, dell'amicizia e dell'uguaglianza
Risuona
in tutti i templi.
Translated into Italian by Irma
Kurti
7°
classificato ex aequo Jovica Đurić
Major (Serbia)
con
l'opera
"Opsene
čas"
Kad
sunce
Zapne
o sečivo
nebodera
U
meni
Kao
po nakovnju udarac malja
Zatreperi
opsena
Zov
frula i klepet pralja
I
tik u paučini
vena
Zazvoni
slast uspomena
Da
ljubim odsjaje.
O,
ljubit zna li
Ono
što tren traje?
U
taj čas
Drhtave
naslade
Gospostva
i priviđenja
Međ’
rasutim bojama
Srce
mi kameni
A
duša vazdan bajalica
Nebesima
sklona
Leluja
bezvremena
I
sanja
Zavetima
sazdana.
O,
sanjat zna li
Misao
što kraja nema?
L’ora
dei miraggi
Quando
il sole incespica
nella
lama del grattacielo
dentro
di me
come
i colpi del martello
sull’incudine
vibrano
i
miraggi ondeggianti
del
flauto il richiamo
lo
sciabordio delle lavandaie
E
nella ragnatella delle vene
risuona
dei ricordi la dolcezza
Eh
sì io adoro i baleni...
Ma
essi che in un attimo abitano
amare
follemente sanno?
A quell’oradel
piacere tremolante
delle
nebbie signorili
tra
i colori sparpagliati
il
mio cuore nella pietra muta
l’anima
da un incanto antico
al
cielo sempre incline
tutta
onddeggia eterna
E
vagheggia ancora...
di
voti e pensieri creata
Ma
essi che la fine non conoscono
vagheggiare
in miraggi sanno?
(traduzione dalla lingua serba
all’italiano a cura di Vesna Andrejević)
7°
classificato ex aequo Gaya Esau (Camerun)
con
l'opera
"My
Death"
When
I’ll leave,
You
won't see me anymore
Nor
meet me
Verbs
about me will only be in the past tense.
I
will leave you your dark world
Where
injustice reigns
Where
rare souls are despised
Where
chaos is a trusted neighbor
I
will leave you your dark world
Where
humanity is equal to an animal
Where
success is in doubt
Where
Men refuse the truth
I
will leave you your dark world
Where
men are lipidic
Where
women are eternal seductresses
Where
intellectuals are banished
I
will leave you your dark world
Where
Men live the lies
Where
Men Embrace Racism
Where
Men Embrace Discrimination
I
will leave you your dark world
Where
human value is in vain
Where
the value of man is a punishment
Where
wars are eternal
When
I'm going to let the world
Where
I'd be called "dead" everywhere
I
won't regret being gone forever.
La
mia morte
Quando
andrò via,
Non
mi vedrai più
Non
mi incontrerai più
I
verbi su di me saranno solo al passato.
Ti
lascerò il tuo mondo oscuro
Dove
regna l'ingiustizia
Dove
si disprezzano le anime rare
Dove
il caos è un vicino fidato.
Ti
lascerò il tuo mondo oscuro
Dove
l'umanità è uguale alla barbarità
Dove
il successo è in dubbio
Dove
gli uomini rifiutano la verità.
Ti
lascerò il tuo mondo oscuro
Dove
gli uomini sono lipidici
Dove
le donne sono eterne seduttrici
Dove
gli intellettuali sono banditi.
Ti
lascerò il tuo mondo oscuro
Dove
gli uomini vivono di bugie
Dove
gli uomini abbracciano il razzismo
Dove
abbracciano la discriminazione.
Ti
lascerò il tuo mondo oscuro
Dove
il valore umano è invano
Dove
il valore dell'uomo è punizione
Dove
le guerre sono eterne.
Quando
lascerò il mondo
Dove
verrò chiamato ovunque “morto”
Non
mi pentirò di essere andato via per sempre.
Translated into Italian by Irma
Kurti
8°
classificato Andreina Trusgnach (Italia)
con
l'opera
"Previc
magle"
San
zgubila marve suzi
kar
smo se vracjal damu
an
puno san jih požgarla pod masko
San
vstajala vsako malo na vlaku
s
tisto za iti telefonavat
potle
san nazaj sediela pred tabosin
za
kupe gledat čez
umazane laštre
kajšan
metro planje
biele
od slaneuciefane od magle
Par
nas sviet nie takuo
niesmo
vajeni temu
par
nas manku se ti na zalede sanje
v
ledenin skopcu
med
strašili skritimi v suhi travi
v
niču
ki pokriva vse reči
v
telin vsemu ki se zdi samuo an pih
ki
čuješ
pa na moreš
videt
Dost
mraza sma pretarpiela
na
poti pruot duomu
kjer
tist edini trošt
smo
se ga muorli par sile navast
za
ga stuort ratat zadost
Pa
vsedno
se
mi nie zdeu še zadost
tud
kar za no malo
se
je parkazalo bielo sonce
na toje zaparte oči
an na planjo tan uone
ki je letala pročzmarznjeno od slane
marznjeno od slane an šele skrito od magle
Troppa
nebbia
Ho
perso frammenti di lacrime
tornando
a casa
e
molte ne ho inghiottite sotto la maschera
Mi
alzavo ogni tanto sul treno
con
la scusa di dover telefonare
poi
mi risiedevo di fronte a tefiglio
per
guardare assieme oltre i vetri sporchi
qualche
metro di pianura
bianca
di brinasoffocata dalla nebbia
Da
noi non è così il mondo
non
siamo abituati a questo
da
noi almeno non ti si ghiacciano i sogni
nella
trappola del gelo
fra
fantasmi nascosti nell’erba secca
nel
nulla che copre ogni cosa
in
questo tutto che sembra solo un soffio
che
senti ma non puoi vedere
Quanto
freddo abbiamo sofferto
sulla
strada verso casa
dove
quell’unica speranza
l’abbiamo
dovuta giocoforza imparare
per
poter farcela bastare
Ciò
nonostante
non
mi è sembrata ancora abbastanza
nemmeno
quando per un po’
è
riapparso un bianco sole
sui tuoi occhi chiusi e sopra la
pianura là fuori
che
correva viagelata di brina
gelata di brina e ancora nascosta dalla
nebbia
9°
classificato ex aequo Mauro Baroni (Italia)
con
l'opera
"Maravillas"
Maravillas
… nombre posiblemente única para niña morena,
que
hace setenta Annio,
los
brazos abiertos a la atmósfera tan viva
con
tributante amor apasionado.
A
medida que el caballero cortés del la Mancha,
que
bonita criatura,
embajador
en el mundo,
de
asombro, le trajo tanta.
Brote
eras de frontera terrestre antigua
entre
Europa y Ãfrica,
y
que fueron capaces de inculcar en usted
las
maravillas de su esencia.
La
poesia del Sufi Murcia,
llevò
tu amor,
al
conocimiento de la verdad,
que
en Amor donasti.
Las
montañas, nido de la ciudad antigua,
donado,
el entusiasmo granito en pequeña mujer,
y
la espuma del mar de Alicante,
te
hice un fenómeno spumeggiante.
Difìcil
pero no dura mosaico colorido,
Equipaje
de su viaje,
Del
arte y la belleza te hizo aparearse,
Para
que usted pueda permanecer
siempre
joven de España.
Maraviglie
… unico possibil nome per bruna bimbetta,
che
settanta Primavere orsono,
le
braccia aprì a sì vita frizzante
con
appassionato amor tributante.
Come
il cavalier cortese di Mancha,
graziosa
tu creatura,
ambasciator
nel mondo,
di
meraviglia ne portasti tanta.
Germoglio
fosti di antica terra di confine
tra
Europa ed Africa,
ed
esse seppero infonder in te
le
meraviglie di loro essenza.
Del
Sufi di Murcia poesia,
guidò
il sentir tuo,
alla
conoscenza di verità,
che
in amor donasti.
Il
monte, di antica città nido,
donò
granitico entusiasmo in minuta donna
e
la schiuma del mar di Alicante,
fece
di te fenomeno spumeggiante.
Il
duro ma non arduo variegato mosaico,
bagaglio
del tuo cammino,
di
arte e bellezza ti fece compagna,
per
sempre restar ragazza di Spagna.
9°
classificato ex aequo Lucia Lo Bianco (Italia)
con
l'opera
"Those
Clear Irish Skies"
I've
seen paths of green
coloured
with the blood from the past
and
I've dreamed clear blue skies
with
open walls to the painted mind.
What
have men done to the colours?
What
have men done to the seas?
What
have men done to the mountains
which
we children can't see?
I've
seen waterfalls of red sorrow
flowing
deeply into tormented earth
while
the land passed from hand to hand
weeping
crystal as a willow for the theft.
What
have men done to the colours?
What
have men done to the seas?
What
have men done to the mountains
which
we children can't see?
I've
come here to the end of land
where
Malin Head* invades the blue
and
waves rechristen poor souls
while
waters sing a song like tears.
What
have men done to the colours?
What
have men done to the seas?
What
have men done to the mountains
which
we children can't see?
I’ve
supped full with crying rain
and
savoured the dark sounds of the ocean
and
I’ve flown as light as a feather
as
thoughtless birds far off to sea.
Quei
limpidi cieli irlandesi
Ho
visto percorsi di verde
colorati
con il sangue del passato
e
ho sognato limpidi cieli irlandesi
con
pareti aperte alla mente dipinta.
Cosa
hanno fatto gli uomini ai colori?
Cosa
hanno fatto gli uomini ai mari?
Cosa
hanno fatto gli uomini alle montagne
che
noi fanciulli non riusciamo a vedere?
Ho
visto cascate di rosso dolore
scorrere
a fondo nella terra tormentata
mentre
la terra passava di mano in mano
cristallo
piangente come salice per il furto.
Cosa
hanno fatto gli uomini ai colori?
Cosa
hanno fatto gli uomini ai mari?
Cosa
hanno fatto gli uomini alle montagne
che
noi fanciulli non riusciamo a vedere?
Sono
venuto qui alla fine della terra
dove
Malin Head invade il blu
e
le onde ribattezzano le povere anime
mentre
le acque cantano una canzone come lacrime.
Cosa
hanno fatto gli uomini ai colori?
Cosa
hanno fatto gli uomini ai mari?
Cosa
hanno fatto gli uomini alle montagne
che
noi fanciulli non riusciamo a vedere?
Ho
cenato pieno di pioggia piangente
e
assaporato le anime oscure dell’oceano
e
ho volato leggero come una piuma
come
uccelli sconsiderati lontani dal mare.
10°
classificato Lulëzime Malaj (Albania)
con
l'opera
"Këpucët
e kuqe"
Një
shi i hollë vjeshte sa kish filluar,
Blicat
e vetëtimave filmonin atë natë.
Kthenin
kokën burrat pas këpucëve
të
kuqe të një zonje, në bulevard!
S’di
si më humbi nga sytë në rrugicë,
Po
troku u dëgjua nëpër shkallë,
Ndërsa
kaloja poshtë një ballkoni,
Ulërimën
e saj e dëgjoj një mëhallë!
Si
nuk ju tha dora kriminale burrit,
mbuloi
në gjak gruan e tij pa jetë!
Ku
ta dinte ajo se ish nata e fundit,
dhe
s’do i shihte më fëmijët e vet.
Në
pellg gjaku notonte trupi saj,
nga
gryka e prerë i rridhte pikë-pikë.
S’do
dëgjohet më refreni i takave,
Muzgjeve
nën neonet me pak dritë!
Agoi
dhe në vend të trokut të tyre,
Kumbuan
kambanoret me gjëmim,
saqë
shiu qulli deri në palcë qytetin,
qytetin
që proteston nën një tubim.
Eh,
këpucët e tua te kuqe, muzikë
e
Marshit Funebër, të vargut tim!
Le
scarpe rosse
Era
iniziata una leggera pioggia autunnale,
il
bagliore dei lampi filmava la lunga notte.
Gli
uomini giravano la testa e guardavano
una
bella signora con le sue scarpe rosse.
Improvvisamente
l’ho persa di vista
sentivo
solo il rumore dei suoi tacchi,
mentre
mi abbandonavo ai miei pensieri,
ho
sentito il suo urlo così acuto e disperato!
Una
mano criminale quella sera di autunno
ha
annientato in un solo istante la sua vita.
Lei
non poteva sapere che era l’ultima notte
e
non avrebbe mai più rivisto sua figlia.
I
suoi sogni e i suoi desideri sono svaniti,
il
suo corpo nuotava in un pozzo di sangue.
La
musica dei suoi tacchi non si sentirà più
nei
crepuscoli sotto un neon con poca luce!
Il
giorno dopo si sentivano solo le campane
che
suonavano con la forza della tristezza,
la
pioggia bagnava tutte le strade della città
mentre
dal cielo cupo e nuvoloso cadeva.
Quelle
scarpe rosse rimangono la musica,
la
marcia funebre di questa mia poesia!
Traduzione di Irma Kurti
RINGRAZIAMENTI
Ai
giurati delle sezioni in concorso
Ai collaboratori
agli amici, agli artisti, autori e poeti
partecipanti alla settima edizione di questo entusiasmante percorso tinteggiato con arte e poesia…perché:
“…
la Vita è una tela che ci disegna prima ancora che i nostri passi conoscano la
luce. Quando questo accade, lei ci passa i colori, lasciandoci tra le mani del
tempo il compito di continuare a riempire ciò che oggi è bianco e che domani lo
sarà di nuovo. E quello che ci rende speciali è il coraggio di desiderare ogni
giorno una nuova tinta. E raccontarla… “